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Al secondo piano del palazzo municipale di Castelnuovo Belbo, una pregiata collezione di pezzi autentici documentanti la biografia del fondatore, l’attività di promozione e comunicazione dei prodotti ed il packaging: diari, libri, ricettari, opuscoli, agende, listini, etichette.
Un’area culturale permanente dedicata alla storia di Francesco Cirio e dell’industria conserviera che porta il suo nome: locandine pubblicitarie, cartoline commerciali, libri e documenti di grande valore storico dal 1860 al 1950.
I primi vagiti del marketing, i gadget, i punti e i premi per fidelizzare la clientela, scelti con cura per stuzzicare donne e bambini, dal Moplen alle ceramiche Lenci dalla bambola in celluloide all’auto a pedali, scorrendo i vari cataloghi presenti nella mostra potrete “sbirciare”da una finestra affacciata sulle cucine delle nostre madri e delle nostre nonne.
L’attenta cura della grafica, dall’eclettismo della fine dell’ottocento alla delicatezza del Liberty .
La locandina “Noi fermiamo il tempo” dove una figura stilizzata trattiene le lancette di un orologio, splendido manifesto del futurismo.
Il barattolo “Cirio”, precursore, della famosa zuppa “Campbells “ di Warhol.
Una panoramica completa su un secolo di “Italia”
L’allestimento di questa” Permanente” è stato curato dall'Amministrazione Comunale.
L'azienda inChiaro di Acqui Terme ha sviluppato il progetto domotico e l'architettura di realtà aumentata, che consentono al visitatore di accedere in autonomia al museo.
Nasce a Nizza Monferrato il 25 dicembre 1836 in una famiglia di origini modeste.
Inizia a lavorare ancora bambino, per lo più come manovale, finché nel 1850 si trasferisce a Torino dedicandosi al commercio ambulante di ortaggi nei mercati di Porta Palazzo e Piazza Bodoni.
Nel 1855-56 viaggia tra l’Italia e la Francia, attratto dalla possibilità di collocare i prodotti orticoli sui mercati francesi. Divenuto in pochi mesi il maggiore esportatore agricolo del Piemonte, impianta nel 1857 una piccola attività per inscatolare piselli a Borgo Dora e distribuire le sue conserve.
Nel 1868 la produzione è limitata a 50 quintali di piselli, ma è già quadruplicata l’anno seguente, quando Cirio mette in scatola anche pomodori e funghi, e continua a crescere: più di 1.000 quintali nel 1871 e 4.400 nel 1876, quando comprende asparagi, carciofi, pesce e pere.
In questi anni Cirio si dedica all’esportazione in Austria, Germania, Ungheria e Russia di derrate alimentari fresche, che riesce a trasportare con successo grazie a facilitazioni di tariffa e velocità ottenute dalla Società delle Ferrovie dell’Alta Italia. Alla fine degli anni Settanta dell’Ottocento l'azienda è ormai una moderna impresa industriale agro-alimentare, con stabilimenti in Piemonte e succursali in Italia e in Europa, aperta anche al commercio di uova e latticini.
I riconoscimenti alle mostre agricole e industriali in tutta Europa, come quelli all’Esposizione universale di Parigi del 1878, incrementano la notorietà internazionale della società.
Attento innovatore, Cirio introduce in Italia l’utilizzo dei vagoni frigoriferi, incoraggiando nel 1879 l’adozione di una legge per la loro sperimentazione sulle linee ferroviarie nazionali. In poco più di un decennio da vita a numerose aziende, che nel 1885 sono ricondotte alla Società omonima di esportazione agricola Cirio: dopo i primi esercizi la società va incontro a una pesante crisi e nel 1889 Cirio viene esautorato.
Persa la partita come imprenditore, si impegna sul terreno della riforma sociale: nel 1896 avvia la bonifica di 20.000 ettari di terreno improduttivo a Terracina, destinati a costituire la colonia agricola "Principessa Elena di Napoli", ma l'iniziativa è interrotta dalla sua morte, avvenuta a Roma il 9 gennaio 1900.
Poco dopo i fratelli, Pietro e Clemente, costituiscono la Società generale delle conserve alimentari Cirio.
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